Valsesia a occhio nudo
Lo ammetto: conoscevo la Valsesia esclusivamente per via delle case Walser, per lo sci, il rafting e il Giro d’Italia, e nella mia superficialità pensavo che per fare turismo in Valsesia dovessi per forza praticare dello sport più o meno estremo. Eppure il complesso di valli circostanti le più note località di Alagna e Varallo, offre spettacoli preziosi per chi abbia voglia di rallentare quanto basta. Sono venuto in Valsesia la prima volta in estate, assieme al team guidato dalla Prof.ssa Rolando, avendo solo un’idea approssimativa di ciò che avrei incontrato: boschi, un fiume, architetture tradizionali, mani ruvide; raramente mi pongo aspettative, è un modo per restare aperti al possibile e scansare le delusioni. E tanta è stata la meraviglia nell’arrampicarsi su per mulattiere all’ombra di faggi e castagni fino all’arrossire dei larici in autunno, passeggiare nel silenzio delle borgate rotto dallo scroscio incessante dell’acqua, ritrovare le tracce di un passato operoso ben oltre l’autosostentamento.
E poi i racconti di chi questi luoghi li vive, ascoltare quelle storie che fanno vibrare le pietre dei muri di case che furono e che ora attendono, nell’abbraccio delle more di rovo, di tornare ad ospitarne di nuove.
Un progetto realizzato all’interno del progetto di ricerca di rilevante interesse nazionale “B4R Branding4Resilience. Infrastrutture turistiche come strumento per la valorizzazione dei piccoli borghi attraverso comunità resilienti e nuovi habitat aperti” (PRIN 2017 – Linea Giovani). Il progetto è coordinato dall’Università Politecnica delle Marche e coinvolge come partner l’Università degli Studi di Palermo, l’Università degli Studi di Trento e il Politecnico di Torino.
https://www.branding4resilience.it/